Chronicles

Nuove affiliazioni vuol dire più società?

Se da una parte i dati ci dicono che, su 113 società affiliate nel 2016, 57 sono di prima affiliazione nel periodo 1999-2016, dall’altra 56 società vantano almeno 19 anni di presenza in federazione. C’è naturalmente una conseguenza: la progressiva sparizione dei sodalizi “storici”, con quel che ne deriva in termini di conoscenza, competenze e memoria.

Questi dati mostrano la grande vivacità dell’atletica sarda. Vivacità forse eccessiva e certamente confusa: creare una nuova società richiede risorse (economiche e umane) e competenze (giuridiche, regolamentari, sportive, economiche) che hanno reso insostenibile al 43% delle nuove società la permanenza nell’associazionismo sportivo. Molte società si sono accorte di aver fatto un passo più lungo della gamba.

L’analisi comparata con i dati su tesseramenti e praticanti rivela un quadro a tinte più fosche: un numero crescente di società si spartisce lo stantio numero di praticanti, appena 7,11 atleti assoluti per società che praticano la pista (55 su 113) nel 2016.

Fatta salva la libertà dell’associazionismo e fatte salve le legittime e rispettabili esigenze di ogni insieme di individui, i dati mostrano come il fenomeno abbia assunto cifre che meritano l’attenzione della Federazione: i nuovi sodalizi nascono essenzialmente per due motivi: dissidi tra atleti master, che necessitano di una soluzione migliore alle proprie esigenze; tecnici insoddisfatti della società d’origine, che si assumono l’onere di creare una “propria” realtà, direttamente in prima persona o attraverso “teste di legno”.

E’ interessante approfondire il secondo caso.

La sostanziale assenza di contributi pubblici all’attività sportiva individuale in questi anni è pesata sulle casse delle società (andrà così anche nei prossimi anni: lo sbandierato piano triennale della Regione Sardegna vedrà contributi ridotti all’osso per l’Atletica. Saremo nella situazione “piuttosto che niente, meglio piuttosto”). La contrazione di risorse, per sodalizi di per sé non floridi, ha acuito le conflittualità interne, soprattutto nei casi in cui i tecnici hanno dovuto metter mano ai portafogli per garantire ai propri atleti l’attività, senza dover chiedere un contributo alle famiglie. In diversi casi, le conflittualità sono esplose e hanno portato a una separazione, spesso consensuale, spesso dietro pagamento delle onerose indennità di preparazione.

Le separazioni hanno avuto come sbocco il cercare accoglienza in altre società disposte ad accollarsi gli oneri dell’attività per i nuovi arrivati (poche in Sardegna, più disponibili le società del Nord Italia, come anche questo inizio di 2017 mostra chiaramente): è tornata a sanguinare la piaga dell’emigrazione dei migliori talenti. 

In altri casi, i tecnici sono stati costretti a creare società nuove ed ad affrontare in prima linea i problemi burocratici, legali, normativi, fiscali e di altra natura.

Affrescato lo sfondo, resta parlare di Sport. Resta? In realtà più che certezze, abbondano gli interrogativi: 
– giova che nuove società nascano e muoiano, nel giro di 4 anni?
– giova vedere i migliori talenti costretti emigrare, a causa della dispersione delle risorse?
– giova vedere gli allenatori costretti a occuparsi degli aspetti dirigenziali?

Gli interrogativi non sono oziosi: ovunque leggiamo del pessimo stato dell’Atletica Italiana, della scarsità di medaglie negli appuntamenti internazionali. Per poter tornare a essere protagonisti in Europa e nel Mondo, bisogna ripartire dalle base, dal locale: non si può pensare che rifondare la Federazione consista nel modificare il Settore Tecnico della Nazionale, avviluppato ora nel dilemma concentramento-decentramento che coinvolge meno dell’1% del movimento attivo assoluto. Bisogna mettere mano anche e soprattutto alle province più remote dell’Impero. Altrimenti, continueremo a parlare di politiche di facciata: vanno riviste le regole dell’associazionismo e agevolate le società che investono nell’agonismo assoluto; vanno riviste, o meglio create, le regole relative alla formazione dei quadri dirigenti sociali e federali; vanno rivisti i criteri di selezione, formazione e aggiornamento dei tecnici. Questa Federazione Nazionale ne è in grado? Lo scopriremo a fine 2020.

Pagina precedente 1 2
Back to top button